|
:: Tuesday, June 18, 2002 ::
Gioco a fare Molly Bloom
Fa caldo. Per favore, non ripetiamolo, lo si sa, fa caldo e siamo tutti qui a parlare del caldo come se fosse un avvenimento straordinario. La nazionale uscita di scena dai mondiali, la gatta che si lamenta sul cuscino, dietro il computer, la radio che spara puttanate a raffica come se fossero cose importanti e la mia testa?
Quella vaga, fluttua in un non-tempo, non –luogo, non-essere…Ricordi delle superiori, Parmenide, com’è che dicevamo, seduti dietro quei banchi? “Parmenide è la dimostrazione che i filosofi sono dei mangiapane a tradimento….” Sì, anni fa, estati fa, caldo, umido, Bologna che si svuota e collassa su se stessa, traffico impazzito, centraline per il controllo dei gas inquinanti, televisione, notizie allarmanti dal medio oriente…Sembra non sia passato nemmeno un giorno allora…Tempo, tempo che scorre e gira nel suo cerchio e alla fine torna, torna al punto di partenza, caldo, umido, guerre, stupidaggine, word che si inceppa e mi cancella tutto, oh, gioia!
Gioia, gioia provata la prima volta che mi hai baciata e tutto sembrava essere stupendo e gli anni passati non esistevano più tra me e te a rincorrere, escludere, distruggere, annichilire, gioia la prima volta in quel teatro, l’odore del legno di quercia, le voci, il suono dei passi sul palco, familiare come il rumore del cucchiaino nella tazza del caffè la mattina. Caffè per me la mattina, ma per Irene il the, English breakfast, se non sbaglio, là, in Inghilterra, dove le Sanlazzaresi diventano Britanniche in un batter d’occhio. English breakfast per te laggiù e Earl Grey per il Capitano Picard dell’Enterprise, lassù, nello spazio della fantasia, là dove nessun uomo è mai giunto prima…Per me caffè e sembra un po’ quella canzone di Sting, Englishman in New York, il cappotto nero come il mio e la pioggia, i passi su marciapiedi stranieri, che gusto infinitamente delizioso e al tempo stesso una gran sensazione di straniamento.
Straniamento, uno dei saggi che ho studiato per l’esame di letteratura italiana, era un saggio di Carlo Ginzburg, vero? Eh, beh, la mia memoria è selettiva, ricorda cose che forse ormai non servono più a nulla. Saper guardare le cose con occhio straniato insegna a far cadere il velo della convenzione, mostra una realtà più vera o forse dannatamente fittizia, perché in fondo siamo fatti di ciò che ci costruiamo intorno.
Vediamo quello che vogliamo vedere o che forse possiamo vedere, in fondo abbiamo solo cinque sensi…Sei al massimo,se vogliamo stare larghi.
Come si chiamava quel racconto di Lovercraft? “From Beyond”, sì, si chiamava così ed era davvero bello…Un congegno che fa vedere ciò che i nostri sensi limitati non possono percepire, ma non è che vedi o senti, non è vista, né udito, ne tatto, né gusto, né olfatto…E’ un altro senso. Un’idea così semplice e così geniale, così scontata eppure…Ho sempre pensato che fosse qui il succo della genialità. Cose a cui tutti siamo in grado di arrivare, una volta che qualcuno ce le ha almeno accennate…Ma prima nessuno ci aveva pensato…Intuizione, semplicissimo, no?
Semplice…non è strano quanto qualcosa sembri semplice a me e quanto la stessa cosa sembri inconcepibile a te? E questo sta tagliando i ponti con tutto, tutto quanto e fa così caldo….così caldo.
Ma a me il caldo è sempre piaciuto e adesso vorrei avere chilometri di prato davanti, per poter bere vino e ascoltare la musica del fiume davanti a noi, come una volta, come quella volta, come avrei voluto restasse per sempre, un’estate congelata nel tempo, da rivivere quando ti senti nostalgico come ora mi sento io, quando ti senti abbandonato a galleggiare in un vuoto così opprimente da risuonare tutto del suo silenzio.
Vuoto, vuoto come il buio che ora vedo in corridoio, in una serata in cui avrei potuto…Se solo avessi avuto..se solo ci fossi stato…e invece no, invece non è stato nulla e questa serata non tornerà, non ci sarà più, è andata, è un’occasione così persa, così alla deriva nel tempo e quando il giro sarà completa la rivivremo, ma senza poterne godere, ma sto sragionando…Il caldo, sì deve essere il caldo. Il tempo, il passare, le ossessioni mie come di quella Morgana che un tempo ero, quella di quei romanzi di Michel Rio, quelli che hanno dipinto un affresco così meraviglioso un anno fa, intorno a noi e al nostro mondo e adesso li sento lontani come se fosse un’altra realtà, un’altra dimensione, forse perché non sei qui tu e da sola non riesco a costruire sogni che prendano poi vita, rimangono sogni, soltanto sogni.
E anche io sono inesistente come loro, siamo della materia di cui son fati i sogni e la nostra piccola vita è cinta di sonno.
Sì.
Il tempo, il tempo sta scorrendo come le mie dita su questi tasti, e ad ogni battito del mio cuore, questo unico orologio impreciso che mi porto appresso, la mia pelle si solca, le mie occasioni sfumano, i miei anni aumentano, i miei tessuti si rilasciano, impercettibilmente, lentamente, quasi con una lentezza solenne, se non fosse una cosa così banale…Tra una settimana avrò 23 anni, sarà per questo?
Forse, forse è per questo che penso più decisamente a certe cose e il mio umore ne risente , eccome se ne risente, sembro una locomotiva, sbuffo, protesto, ma intanto macino chilometri come se fossi su rotaie…Dove cazzo mi state portando? Vorrei sapere, per favore, vorrei sapere…Vi prego, no ,non voglio davvero sapere, sarebbe orribile, in un attimo, vedere, sapere ogni cosa che verrà, no troppo, non vorrei mai. Ma cosa c’è la fuori? Quello forse sì, o magari sarebbe troppo anche quello, se solo mi fermassi a pensarci abbastanza a lungo…Pianeta, atmosfera, sì, sì, poi lo spazio, lo spazio, le stelle, galassia e chissà quanti altri corpi celesti e magari civiltà, così immensamente lontane da non poter nemmeno immaginare, e poi altre galassie ancora e poi, universo, multiverso, omniverso…all’infinito? Mente troppo umana per pensare, per concepire qualcosa del genere…tutto ha una fine nel nostro micro, perché non dovrebbe averla in quel macro? E allora, alla fine dell’universo…fuori…fuori che cosa c’è….
Troppo, troppo, smettere immediatamente di porsi certe domande, sii ragionevole, non vuoi rovinarti il sonno, vero?Pensa piuttosto agli esami che non dai, alle occasioni perse, agli impegni presi, alle delusioni passate, ma non andare così in là che hai la testa come un vascello fantasma, sempre alla deriva su mari che in fondo nemmeno esistono e anche questo delirio deve avere una fine.
Perché all’inizio hai cominciato per gioco, il piccolo grande gioco del flusso di coscienza…Oh se Joyce avesse avuto una tastiera…Pensa a quanto diversa sarebbe stata Molly, con le dita che scorrono così veloci sulle lettere di plastica…Immagine tremenda…Era un giochino all’inizio, il gioco delle parole in libertà il gioco di scrivere i pensieri e adesso sta prendendo troppo spago, come si dice qui da noi, qui dove…NO! Ferma il flusso…dottore lo stiamo perdendo! Ah! ER, ma quelle serate a guardare e a ridere e a immaginare se qualcuno di noi avesse mai studiato davvero quella roba…Mio zio fa il medico e io da piccola…NO! Fermati, fermalo…Ecco…adesso basta, questo gioco finisce.
Qui.
:: Tanachvil
2:58 PM Noctupermalink ::
...
|