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:: Thursday, January 03, 2002 ::

Jack Folla parla di Bologna...Ma vah... E sostiene che la città gli abbia parlato...Eh, ma lo fa...Questa città parla, lo fa di continuo e ogni tanto fa male vedere che non si sente ascoltata. Chi cammina di corsa sotto i portici, notte giorno, per i saldi post natalizi, per lavoro, per noia, spesso non ha tempo e voglia di ascoltarla. Poi c'è chi esagera e forse l'ascolta troppo, come me, e passa per cretina quando si imbambola a sedere in un bar o in una piazza stupenda come S.Stefano, per ascoltare i rumori, annusare l'odore di vecchi mattoni rossi e acqua di canali sotterranei, bere con gli occhi i colori e le forme di un paesone che si da delle arie da 'città europea'. Felsina...Bononia, Bologna, temo che ovunque mi poterà la vita in futuro, questa città resterà sempre la mia unica vera casa, l'unico posto dove sentirsi abbaracciati dall'aria, anche quando gli sguardi della gente sono di indifferenza e diffidenza... Oggi mi sto trasferendo al piano di sopra, dove stava mia sorella prima di andare ad abitare con Andrea...Spazi da organizzare, libri da mettere negli scaffali, biancheria da sistemare nei cassetti...Ho portato su le mie candele e i miei incensi, qualcuno dei miei libri e vestiti, lo stereo,la sveglia... Jack Folla ha messo su La Cura!
Ooooooooh! :o
Questa canzone è qualcosa di eccezionale! Adoro Battiato e grazie a mio padre l'ho ascoltato fin da piccola...E ti vengo a cercare...Voglio vederti danzare, Up patriots to arms...Mesopotamia... E l'elenco potrebbe continuare, ma ve lo risparmio! Ho ritrovato un racconto scritto quando ero al liceo e adesso lo attacco qui...Si chiama
Ottantanove
Ha sempre preferito l' Ottantanove al Ventuno, forse perché è sempre meno pieno e la gente non si accalca sulle porte di uscita con quella scontrosità tipica della mattina, quando tutti hanno fretta e non c'è il tempo di chiedere scusa o permesso. Forse perché è più calmo, più vecchio, sembra, e non corre per via Marconi con aria di disperato affanno come il Twenty-one, perennemente in ritardo, perché non è carico di fikelle ipertruccate, convinte che il posto vicino al palo spetti loro di diritto, solo perché sono più sveglie alle otto del mattino, o solo con meno occhiaie da notti insonni di lei. L' Ottantanove è palcido, carico-mai troppo- di vecchiette sorridenti, abituate a svegliarsi presto e viaggiare nelle pance, fredde e familiari, dei lunghi mostri arancioni.
Le facce dell' Ottantanove sono un po' assonnate, silenziose, spesso con un libro in mano e i sedili sono abbastanza per tutti. Poi c'è chi l'Ottantanove non lo conosce e suona il campanello all'imbocco di via S.Isaia, pretendendo di scendere di fronte alle Laura Bassi. Che Faccia, le fikelle, con il loro trucco ricercato e la mini, quando l'Ottantanove tira dritto fino alla porta! Scendono insieme a lei, una fermata dopo, e con la faccia incazzata si avviano a tornare indietro a grandi passi.
La gente dell'Ottantanove è sempre quella, con poche variazioni, ma, qualche mattina, quando il Ventuno è davvero troppo che non passa, cambia, si confonde, con le Sbuffanti che scendono in piazza Malpighi, lasciando soltanto uan fermata di intimità tre lei e il suo bus. Anche il Ventuno non è male, e passa più speso, però quella calca di gente scostante, arrabbiata, carica di borse e di malumore, con centinaia di profumi...No, proprio non le va.
C'è la vecchietta che profuma di talco, oppure quella che puzza un po' e ha l'aria di essere davero sola; c'è il tipico secchioncello che profuma di dopobarba e lei si chiede se sia un tentativo di autoironia o pensi davvero di chiamare barba quei quattro miseri peli intorno alle labbra. C'è il classico bel ragazzo dal profumo intrigante, sicuro di se, ma c'è anche quello timido, così caruccio, dietro agli occhiali tondi, che profuma semplicemente di pulito, di fresco.
Una mattina era salito un tipo davvero stupendo, bssottino, capelli lunghi, maglietta proprio di Quel Gruppo Metal sotto il giubbotto, tanti nomi familiari scritti sullo zaino anteguerra, due occhi scuri un po' assonnati, e il walkman che lasciava intuire melodie familiari e chitarre amiche. Lei gli si era avvicinata apposta per sentirne l'odore, e non era rimasta delusa: penetrante e caldo, un po' forte e un po' delicato...Lo stesso che aveva lei. Si erano guardati, coscienti di essersi vicendevolmente 'annusati', e si erano sorrisi, ma lui doveva essere di passaggio sull'Ottantanove, perché non l'ha più visto.
Sull'Ottantanove ci sono persone col walkman e lei tende sempre l'orecchio, cercando di capire cosa stiano ascoltando. A volte rimane delusa e si allontana un poco, a volte le pare di sentire quella canzone che credeva di conoscere solo lei e la mamma del cantante e vorrebbe abbracciarlo quel viaggiatore dell'Ottantanove, ma non si può...Non si fa, non sull'autobus, è l'unico limite, nemmeno l'Ottantanove riesce a romperla quella barriera di diffidenza che ci separa da ogni altro essere umano.

:: Tanachvil 5:43 AM Noctupermalink ::
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